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Folegandros | One island… endless choices

Folegandros Island

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L’Ecomuseo

Ano Merià
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L’Ecomuseodi Folegandros

L’Ecomuseo

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L’Ecomuseo ad Ano Merià di Folegandros inaugurato nell’estate del 1988 appartiene all’Associazione Culturale “FOLEGANDROS”.

Partendo dalla strada centrale che porta da Castro ad Ano Merià, a destra c’è un sentiero stretto e roccioso, tra i muretti dei terreni, che conduce all’ingresso della “timonià”. È circondata da un muro a secco che abbiamo noi stessi innalzato un po’ con delle pietre dai terreni vicini affinché si spicchi. L’ingresso si chiude con un cancelletto basso di legno, copia dell’originale. La scalinata è stata ristrutturata.

A destra si trova l’edificio più antico, di cui non sappiamo a quale secolo risale ma supponiamo che nel settecento era già stato costruito.Si divide in tre parti: l’abitazione, la cantina e il forno.

I muri sono stati eretti a secco, cioè senza alcun legante. La bravura del muratore stava proprio nella scelta delle pietre appropriate e nel montaggio delle grandi con le piccole. Era un mestiere tradizionale che tutti i contadini hanno dovuto saper fare per i propri fabbisogni.

Tutte le parti dei muri che erano precipitati sono stati ricostruiti nello stesso modo. Nelle parti restanti dei muri si è applicata la tecnica di “bucarologhima”, cioè la posa di piccole pietre per colmare i vuoti tra quelle grandi. I muri esterni sono stati lasciati senza intonaco, così come erano. Durante il periodo delle scorrerie dei pirati i muri si lasciavano senza intonaco, nello stesso colore con le rocce, affinché non si notassero da lontano, il che costituisce un fenomeno frequente anche in altre isole delle Cicladi. La tinteggiatura a calce e il cosiddetto “sardeloma” è un’ abitudine delle Cicladi degli anni più recenti. I pavimenti in tutte e tre le parti sono di terra battuta, fatti di una speciale terra pulita e ben compattata. Una tecnica simile era applicata anche nelle case bizantine, da quanto emerge dagli scavi archeologici. Gli artigiani facevano una nuova “patosi” (compattazione della terra) simile a quella ritrovata. Sono stati ristrutturati i soffitti precipitati. È stata seguita la tecnica tradizionale applicata da tanti secoli in tutte le Cicladi: il soffitto si riveste di grandi lastre di scisto. Sono sorrette da travi di tronchi, senza levigatura, messi lungo tutto il soffitto della camera, motivo per cui gli edifici avevano questa forma rettangolare affinché la lunghezza dei tronchi fosse sufficiente. Per i travi venivano usati i tronchi di cipresso selvatico, che si chiama “Fida” ed è particolarmente resistente. In quei secoli questi alberi crescevano sulla terra di Folegangros ma dall’ottocento non crescono più.

Sopra le lastre del tetto o solo sulle linee si applica uno strato di malta fatta di calce e terra, cioè si fa la cosiddetta “rodossi” come si dice questo tipo di rivestimento. Dopo la “rodossi” si mette uno strato spesso di alghe secche e alla fine tutta la superficie si copre di una terra unta pulita che quando si essicca diventa impermeabile. Le vecchie porte di legno sono state sostituite con delle riproduzioni fedeli, come anche le bizzarre serrature in legno con chiave di legno.

Fra i tre locali, il maggiore si usava come abitazione fino all’ottocento. Qua dentro erano nati i quattro ultimi figli. Alla fine dell’ottocento quando la famiglia ha costruito una nuova casa, si usava poi come cantina dove si mantenevano i raccolti. Lì lasciavano anche gli attrezzi di lavoro. Il locale accanto è il frantoio. Volendo seguire però la procedura dell’olio dall’inizio, dobbiamo cominciare la visita dall’esterno.

Su un piedistallo rotondo fatto di pietra si trova una macina di pietra pesante che spreme le olive mentre si fa girare da tre uomini. La polpa si mette negli appositi sacchi fatti a mano dalle donne e si porta nella camera del frantoio. Lì il sacco si mette su una lastra grande, posta sul muro in modo laterale, e con una speciale leva di legno (l’ ”andì”) appoggiato su una curva del muro il sacco si spreme e l’olio scorre nell’apposito contenitore di ceramica che si chiama “marco”.

Dentro la camera del frantoio oleario c’è sempre anche l’alare per l’acqua bollente che si usa per separare l’olio.

Il terzo locale dell’edificio è il forno che bruciava cespugli spinosi, lentisci e timi. Sull’isola non esiste legno di alberi. Si conserva ancora oggi l’alare, lo scaffale e si è completato con tutti gli accessori del forno.

La canna fumaria, il cosiddetto “flaros”, consiste in una giara di ceramica senza fondo. Nell’altra parte della “timonià” c’è il posto degli animali, “la mandra”, costruito con muri a secco. Dopo la manutenzione dei muri e del tetto, si è formata una camera per essere usata come ripostiglio e anche un bagno. In uno dei muri si nasconde la cisterna dell’acqua che viene riempito con acqua portata.

Le risorse idriche del paesino sia nel passato sia al giorno di oggi sono solo quelle dell’acqua piovana che dal tetto scorreva dentro le cisterne d’acqua. Nella “timonià” sono stati ritrovati due cisterne che in seguito sono stati impermeabilizzati e ripuliti. È stata ritrovata anche la piccola aia della “timonià”, quasi intatta. Al centro della “timonià” è conservato anche il torchio più antico. Sulla superficie della roccia è stata scavata e costruita una fossa rettangolare. È lì dove pigiavano l’uva con i piedi. Dal fondo della fossa scorreva il vino in una fossa rotonda della roccia più bassa che mantiene ancora il colore del vino, fenomeno che mostra proprio l’adattamento della natura alle abitudini dell’uomo.

Vicino alla cisterna era creata con lastre grandi una lavatrice primitiva.

Nella parte settentrionale si trova il giardino, il cosiddetto “perivoli” con un’ unica pianta di limone. È circondato da un muro a secco alto per far proteggere la pianta di limone dai venti forti. In tutta la parte orientale della “timonià” era stato piantato un povero vigneto circondato dai necessari muretti per poter trattenere la terra scarsa. Nella parte occidentale sono state piantate piante di salicornia con la speranza che il forte vento le avrebbe permesso di sopravvivere. All’ovest della “timonià” si è costruita la nuova casa intorno al 1900. Era la residenza dell’ultima famiglia vissuta qui che aveva quattro figli, nati nella vecchia casa. In confronto a quella vecchia, questa è un’abitazione moderna a tre locali. Qua si riscontra l’espressione artistica della donna di Folegandros che tesse tutto quello che è necessario per una casa, tinge le lastre del pavimento, pianta delle piante povere all’altana del cortile e aiuta in tutto quello che riguarda i bisogni della casa e dei campi.

Il tetto della casa è costruito da travi di legno e lastre. La camera è stata completamente ristrutturata con la famosa tecnica delle Cicladi e con materiali autentici. Non c’è corrente elettrica e non ci sarà mai. Tra la casa e la cisterna c’è uno spazio limitato per il pollaio, il cosiddetto “lacco”. Le difficoltà affrontate sono state tante come, per esempio, la difficoltà del trasporto dei materiali di costruzione, fatta con l’aiuto degli animali. All’inizio abbiamo dovuto affrontare anche la diffidenza degli abitanti. Quando si è attenuata la loro diffidenza ed hanno cominciato ad interessarsi, abbiamo dovuto affrontare la rivalità tra gli abitanti di Hora che si lamentavano per la sua creazione ad Ano Merià e non a Castro. Adesso che tutti hanno compreso che il Museo racconta la storia di tutta l’isola, godiamo del contributo e dell’affetto di ambedue le comunità e tutti gli abitanti offrono con piacere qualche oggetto del passato. Il Museo, che rappresenta la vita di un’unità contadina del passato, è una specie di ecomuseo, come viene definito dalla museologia moderna. L’ecomuseo offre alle nuove generazioni “la conoscenza della loro identità“ attraverso l’osservazione dei cambiamenti che apporta il tempo sulle condizioni di vita economiche, culturali, sociali ed ecologiche. Inoltre, può offrire tanti elementi di studio sul folclore delle origini del popolo greco.

Guardate il volantino della mostra

Foto

Ano Merià

L’Ecomuseo

Distanze:
da Hora 5 km
da Caravostassis 8.5 km
da Angali 2.5 km
Come raggiungere:
  • Macchina
  • Moto
  • Autobus locale

Periodo della mostra
10 luglio – 10 settembre

Orario
17:00 – 20:00

Castro
L’Associazione Culturale

Da vedere a Folegandros

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Municipality of Folegandros 2017 - 2018
Tel: (+30) 22860 41285 Fax: (+30) 22860 27170 E-mail: [email protected]
Photos by: George Lizardos & A. Dekavallas Developed by: 10design Copyright Notice
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